“Ovunque vado, in qualsiasi città del mondo, la prima cosa che faccio è andare al mercato. Per sentire la città. Sono stato cresciuto così, andare a mercato è una tradizione” scrive in Aglio, menta e basilico Juan-Claude Izzo, che nei suoi romanzi ha raccontato il Mediterraneo in chiave noir.
Perché Mediterraneo è sinonimo di scambio, di incontro, di relazione, di dialogo fra gli uomini e il mercato ne è la sua rappresentazione.




Dove città e campagna si incontrano
Il mercato, con i suoi banchi ricolmi di variopinti prodotti alimentari, ci racconta di una dimensione cittadina, dove il primo intenso scambio avviene fra la realtà produttrice, quella contadina e campagnola, e quella urbana, centro di commerci e contrattazioni.
Prima dei lunghi viaggi, prima dell’idea di locale e tipicità, prima del desiderio di un vino profumato proveniente da un terroir lontano, c’è l’incontro tra città e campagna, fra spazio di produzione alimentare e luogo di acquisto e di consumo.
I primi mercati sono stati organizzati in luoghi architettonici specifici, tra Mesopotamia e Palestina, a partite dal II millennio a. C. ma probabilmente, già in tempi più remoti, avvenivano scambi commerciali all’interno o nei pressi delle città.
Non possiamo pensare al mercato senza pensare alle piazze.




Le piazze del mercato
Ecco le piazze: il luogo che per eccellenza racchiude queste attività di commercio e di relazione e che, non a caso, in Grecia, diventano luogo dove discutere, dibattere, prendere parte alla vita politica. E tutto sommato, se ci pensiamo bene, anche oggi andare al mercato continua ad avere una valenza politica, almeno nella misura in cui decidiamo di preferire i produttori locali rispetto alla grande distribuzione organizzata.
Ma andare al mercato non è solo questo: come scrive Izzo è anche una tradizione e, volendo, un rito.
Dirigersi sicuri verso quel banco in cui acquistiamo le uova, sapendo che ad attenderci, prima della confezione di cartone assicurata con doppio elastico, ci sarà il saluto e il sorriso del mercante. Uno scambio di parole, sul caldo o sul freddo, se siamo fortunati anche una nota sull’andamento della stagione agraria o una ricetta, a volte capita di poter sapere qualcosa persino del figlio che si è trasferito a Bologna a fare l’Università e della difficoltà di trovare un alloggio… insomma andare al mercato, lo si è detto, è entrare in relazione.


mercato come sperimentazione
Relazione tra campagna e città, relazione fra persone ma anche luogo dove convergono desideri e appetiti che guardano lontano nel tempo e nello spazio. Un vino liquoroso che profuma di estate, un formaggio stagionato che raccoglie e conserva sapori e odori di alti pascoli, erbe aromatiche caratteristiche di alcune regioni e quasi sconosciute in altre: il mercato come luogo di incontro con qualcosa di lontano, diverso e per questo affascinante.
Attraverso i sapori poter viaggiare e scoprire preparazioni e accostamenti per noi nuovi: “Tieni, assaggia…” ed ecco che inizia un viaggio alla scoperta di tecniche di conservazione, prodotti e tradizioni differenti.
Il Mediterraneo si incontra in un mercato.
